martedì 11 febbraio 2014

Osho, la conoscenza dell'India

Osho ha dedicato la sua vita allo studio dell’uomo, della sua struttura, delineando un processo di coscienza capace di far uscire alla vita quanti si sentono troppo stretti in quegli abiti ideologici e tradizionali che ancora ci determinano, ma che l’occhio della ragione riconosce essere ormai vecchi ed obsoleti.
Sperimentando su di sè le proprie comprensioni, Rajneesh (questo il suo vero nome) visse, all’età di 21 anni, quella realizzazione esistenziale che l’Oriente conosce come “illuminazione” e che può essere descritta come “l’erompere dell’individuo fuori da ogni mappa mentale, nel libero territorio della realtà della vita”.

Per condurre altri a questa stessa apertura della coscienza, Osho creò nel 1974 a Poona, in India, una “multiversità” che con gli anni si è affermata come un prezioso laboratorio di crescita nel quale ancora oggi si lavora e si vive, e dove vanno quanti trovano in questo contesto gli strumenti a loro necessari per una vera realizzazione del proprio “potenziale umano”.

Il 27 febbraio 1989 i suoi sannyasin decisero all’unanimità di chiamarlo “Osho”, nome che deriva dal termine “Oceanico”, coniato dal filosofo William James e da lui stesso usato per indicare quel “dissolversi nell’oceano dell’esistenza” proprio alle varie forme dell’esperienza religiosa.

“Osho” indica colui che vive quell’esperienza di appartenenza al Tutto e che, proprio per le sue peculiarità, lo rende a pieno diritto un Maestro di Realtà.

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